Le molecole nutrienti definite come modulatori genici possono esplicare sui geni una funzione di up regulation positiva durante la quale l’espressione genica può dare origine a macromolecole come proteine ed enzimi attivi sul metabolismo glucidico, lipidico, protidico necessari per i processi metabolici fisiologici. Tali modulatori vengono definiti come modulatori epigenetici oppure epicomposti che sono in grado di sostenere e potenziare i sistemi biologici contro l’accumulo di tessuto adiposo, in grado di controllare la proliferazione e la differenziazione degli adipociti bianchi. Ecco perché “siamo quello che mangiamo” perché i nutrienti possono giocare un ruolo positivo o un ruolo negativo sulla salute delle nostre cellule.
Ma come è possibile che molecole cosi piccole, quasi impercettibili possano influenzare l’omeostasi di un intero organismo? E come è possibile che fitonutrienti possano agire influenzando positivamente un processo biochimico o inibirlo? Ma come agiscono a livello molecolare?
L’universo tende all’equilibrio cosi come l’essere umano tende all’omeostasi, ecco perché spesso quando insorge una patologia non viene diagnosticata in tempo. Il corpo e tutti i nostri tessuti dal punto di vista evolutivo sono in grado di adattarsi ai cambiamenti, sono in grado di adattarsi all’uso di nicotina, sono in grado di adattarsi agli inquinanti ambientali, agli additivi chimici, industriali; sono in grado di adattarsi alla starvation ( cosi definita in laboratorio) ovvero alla restrizione calorica, sono in grado di adattarsi ad un eccesso di nutrienti introdotti con la dieta. Il nostro corpo ad esempio è in grado, quando gli adipociti ( cellule del tessuto adiposo) si infarciscono di acidi grassi e vanno in necrosi, di produrre altre cellule adipocitarie a partire dalle cellule staminali. Come è possibile questo? Processi pro-infiammatori stimolano la necrosi in adipociti turgidi e richiamano le staminali ad una neo-formazione di cellule adipocitarie necessarie a contenere gli acidi grassi in eccesso, evitano che questi si depositino nelle arterie e negli organi. Ecco perché sia aumenta di peso gradualmente, ma ad un certo punto avviene un break point ( punto di rottura) in cui l’organismo inizia ad accumulare grasso nelle arterie e negli organi e si innescano processi infiammatori a livello tissutale. L’Obesità, il Diabete, l’Obesity, la PCOS ( Sindrome dell’ovaio policistico), IR ( L’ Insulino-resistenza ), le patologie neurodegenerative come l’Alzheimer definito Diabete di tipo III, le IBD ( malattie infiammatorie croniche intestinali), le patologie tiroidee hanno alla base processi infiammatori innescati da nutrienti che nel tempo up regolano i processi di lipogenesi e sintesi di citochine pro-infiammatorie. Ecco quindi come micro e macronutrienti possono agire sui processi cellulari dell’intero organismo. Spesso “diete moda”, stili alimentari sbilanciati, stili di vita sbagliati, il rifiuto di alcuni alimenti portano un break point difficile da ripristinare. Una sana e corretta alimentazione può favorire gradualmente l’effetto di molecole antinfiammatorie, ridurre l’uso di molecole pro-infiammatorie migliorando lo stato di salute complessivo e saldando dove possibile il break point che ha scatenato i malesseri psico-fisici. Ecco perché è fondamentale agire prevenendo le patologie con un percorso di educazione alimentare mirato e specifico adeguandolo ad ogni singolo paziente ed alla sua risposta ormonale.