L’insorgere della patologia non è causata solo dalla genetica, ma esistono anche altri fattori
La celiachia è una malattia autoimmune che colpisce individui di ogni età e geneticamente predisposti e scaturisce in seguito all’assunzione di glutine, una proteina contenuta in numerosi cereali come grano, orzo, segale, etc.
Oltre alla predisposizione genetica, però, esistono altri fattori che contribuiscono all’insorgere della patologia come l’ambiente circostante.
Numerose ricerche, infatti, hanno dimostrato che infezioni virali, inquinanti ambientali, modalità di allattamento e svezzamento possano influire notevolmente.
Inoltre, è emerso come la flora intestinale giochi un ruolo fondamentale nello sviluppo delle patologie intestinali ed extraintestinali, tra cui la celiachia.
Riepiloghiamo, quindi, i fattori genetici e ambientali che possono contribuire all’insorgere della patologia.
Fattori Genetici
Il fattore genetico meglio caratterizzato è la presenza di geni codificanti per le proteine MHC di classe II, compresi gli antigeni leucocitari umani (HLA) DQ2 e DQ8. I soggetti celiaci spesso esprimono questo genotipo, ma fortunatamente, solo l’1-3% di coloro che presentano questo genotipo svilupperà la malattia.
Fattori Ambientali
Diversi sono i fattori di rischio ambientali: l’allattamento al seno e la sua durata sembrano generare protezione nei confronti dello sviluppo di malattia; l’alimentazione nel primo anno di vita è un altro fattore di rilievo e pare che l’introduzione del glutine nella dieta tra il 4° ed il 7° mese di vita riduca il rischio di sviluppare la celiachia rispetto ad un inserimento troppo precoce o, al contrario, tardivo dei cibi che lo contengono; un’aumentata frequenza di infezioni da Rotavirus predice un aumento del rischio di autoimmunità nei bambini. Inoltre, nei soggetti con celiachia è stato riscontrato un incremento di batteri Gram negativi tra la flora microbica intestinale, con una concomitante riduzione dei bifidobatteri (questi ultimi ad azione protettiva). Altri fattori predisponenti potrebbero essere rappresentati dal fumo di sigaretta durante la gravidanza e dall’esposizione ai metalli pesanti.
L’aumento delle diagnosi, soprattutto tra i giovani, ha spinto gli studiosi a interrogarsi sulle cause di questa diffusione. Studi recenti si sono concentrati sulla possibile correlazione tra la crescita del numero di persone affette da celiachia e la presenza di inquinanti negli alimenti, soprattutto per quel che riguarda l’esposizione ai pesticidi.
Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Research, infatti, dal confronto tra le analisi del sangue di 30 pazienti (tra i 3 e 21 anni) a cui era stata diagnosticata la celiachia e 60 individui della stessa età privi di diagnosi, è emerso che i soggetti con un alto livello di pesticidi avevano maggiori probabilità di ricevere una nuova diagnosi di celiachia rispetto a coloro che presentavano un quantitativo inferiore o assente.
L’influenza dei fattori ambientali sulle popolazioni geneticamente sensibili è ancora poco conosciuta, tuttavia è noto che gli inquinanti organici persistenti possono interferire col sistema endocrino che influisce su quello immunitario e quindi potrebbe contribuire alla celiachia.
Al momento si tratta solo di ipotesi, non si hanno le prove per affermare con assoluta certezza che l’esposizione ai pesticidi possa causare direttamente la celiachia. Resta il fatto che queste sostanze siano capaci di danneggiare sistema endocrino, metabolismo e sistema immunitario.
Per queste ragioni non sembra improbabile che tali composti chimici possano favorire l’insorgere della celiachia.
Cosa fare?
Il consiglio del nutrizionista è quello di cercare di ridurre l’assunzione di glutine, poiché si tratta pur sempre di una molecola infiammatoria. Pertanto, anche i soggetti non sensibili al glutine, dovrebbero preferire l’utilizzo di prodotti a base di grani antichi o comunque farine meno raffinate, a basso contenuto di glutine.